Infezione [contagio]
Il dizionario Treccani definisce il termine infezione, come "ogni processo morboso provocato da microrganismi patogeni unicellulari (batterî, protozoi, miceti) o da virus". Da infezione deriva il verbo infettare, che significa "rendere infetto, trasmettere un’infezione (a un ambiente, a una persona, a un oggetto), o provocarla (in una persona)". Il contagio è descritto invece come "la trasmissione di una malattia infettiva dalla persona malata a una sana sia direttamente sia mediante materiali o mezzi inquinati".
Per quanto riguarda l’Hiv, il virus si trasmette soltanto attraverso i seguenti liquidi biologici: sangue, sperma e secrezioni vaginali, latte materno. L’infezione si verifica quando uno di questi liquidi, appartenente ad una persona con Hiv, entra in circolazione nel sangue della persona ricevente attraverso ferite o lesioni anche non visibili delle mucose. Quindi il virus Hiv si può trasmettere: con l’ingresso di sangue nell’organismo attraverso rapporti sessuali non protetti dal preservativo dalla madre al bambino durante la gravidanza, il parto e l’allattamento. Al contrario, l’Hiv non si trasmette: attraverso abbracci, baci anche profondi, strette di mano, starnuti, uso promiscuo di servizi igenici, frequentazione di luoghi pubblici, condivisione di palestre e campi sportivi, e altre occasioni quotidiane di contatto, anche ravvicinato o brutale, con gli altri. Venire in contatto diretto con il virus non significa automaticamente esserne contagiati.
Quando i media parlano di persone con Hiv, spesso usano i verbi “infettare” e “contagiare” evidenziando il rischio di trasmissione del virus. In alcuni casi la paura dell’infezione da Hiv viene utilizzata, nei titoli o nei testi, a fini sensazionalistici: questo non è corretto, soprattutto quando non sussiste rischio reale. Farlo, significa scaraventare nell’ansia e nella paura le persone che per qualsiasi motivo possono essere coinvolte in situazioni a torto ritenute rischiose, oltre che aumentare lo stigma per le persone che vivono con l’Hiv. Come evidenzia la guida ai media della Lila[1] “ è corretto parlare di trasmissione dell’Hiv attraverso sangue, liquido seminale, fluidi vaginali, latte materno”, mentre “non è corretto parlare di fluidi corporali, dato che l’Hiv non si trasmette con fluidi corporali quali la saliva, il sudore, le lacrime o l’urina”.
Mentre il rischio dell’infezione è spesso sottolineato, i media non parlano quasi mai di come oggi sia possibile, per le persone Hiv positive, vivere una vita affettiva e sessuale normale senza trasmettere il virus a partner e figli. Oggi una coppia siero discordante (locuzione usata per indicare una relazione in cui un partner è positivo all’Hiv, mentre l’altro non lo è) può vivere una relazione affettiva e sessuale normale grazie alla TasP (Terapia come Prevenzione)[2]che riduce del 96 per cento la possibilità di trasmettere il virus, associata ai metodi di protezione meccanica come il condom e il femidom. Le coppie sierodiscordanti possono avere figli sani anche grazie alle pratiche del lavaggio dello sperma e dell’inseminazione assistita.
Nei rarissimi casi in cui nei media si parla di coppie in cui solo un solo partner è positivo all’Hiv si descrive la situazione come eccezionale, ponendo l’accento sul coraggio straordinario e il rischio corso da parte del partner Hiv negativo. Questo atteggiamento dà per scontato un rischio di trasmissione del virus che oggi, invece, può essere azzerato. In questo modo si continua afavorire lo stigma verso le persone con Hiv, raccontate e percepite come “pericolose” per chi gli sta accanto. Al contrario, raccontare la vita normale che oggi vivono le persone Hiv positive aiuterebbe molto nel contrasto alla discriminazione e anche nella prevenzione, visto che lo stigma porta spesso a nascondere e trascurare la propria sieropositività.
[2] Nel 2008 con il “Swiss statement” pubblicato nel 2011 sul New England Journal of Medicine, è stato dimostrato scientificamente che i farmaci antiretrovirali sono in grado di ridurre di oltre il 96 per cento la possibilità di contagio attraverso rapporti sessuali.
Utilizzando le precauzioni disponibili oggi, il rischio di trasmettere l’Hiv al partner può essere azzerato, mentre quello di trasmettere il virus ai figli - che è presente solo nel caso in cui ad essere Hiv positiva sia la madre – scende sotto l’1 per cento 1.
Nella procreazione, diverse sono le misure di prevenzione da adottare nel caso che a convivere con l’Hiv sia l’uomo, la donna o entrambi i potenziali genitori. L’Hiv può essere trasmesso al bambino o alla bambina solo nel caso in cui sia la madre ad avere il virus. In assenza di qualunque precauzione si stima che le probabilità di trasmissione dalla madre al figlio siano del 20%, una probabilità che scende sotto l’1% se vengono adottati specifici accorgimenti. Si tratta di assumere la terapia antiretrovirale durante la gravidanza, di effettuare il parto cesareo, di allattare artificialmente e somministrare idonea terapia al neonato.
Se ad avere l’Hiv è l’uomo, si può procedere con la tecnica del lavaggio dello sperma, che consente di separare in laboratorio i globuli bianchi - che possono contenere il virus - dagli spermatozoi, che non lo contengono mai. Se ad avere l’Hiv è invece la donna, si può andare in una struttura specializzata per l’inseminazione assistita, oppure procedere ad una auto inseminazione, utilizzando, ad esempio, una siringa senza ago. Sia per gli uomini che per le donne, se il partner sieropositivo assume regolarmente farmaci antiretrovirali e ha una carica virale irrilevabile da almeno sei mesi si può pensare – dopo una visita specialistica che escluda altre infezioni sessuali in corso in entrambi – ad un concepimento naturale con un rischio estremamente basso. Utilizzando un test di ovulazione che individua i giorni fertili, si riducono ulteriormente i rischi.
AIDS: lui ha l’HIV, la moglie no. I tre figli nascono sani
Andrew Pulsipher, 33enne americano, è sieropositivo. Sua moglie ed i suoi figli, invece, sono sani. Ecco come Andrew ha saputo affrontare la malattia, grazie anche alla tenacia ed all'amore della splendida moglie Victoria
Notiziario online, 18 maggio 2015
L’articolo ha il merito di essere tra i pochi servizi giornalistici a trattare in termini positivi il tema delle coppie e delle famiglie sierodiscordanti. Tuttavia l’accento del titolo e di tutto l’articolo sono posti sull’eccezionalità della storia e sulla “tenacia” della moglie Hiv negativa. Al contrario di quanto si lascia credere, quella di Andrew e Victoria non è un’eccezione sono molte le coppie e le famiglie sierodiscordanti che oggi vivono in una condizione di normalità.
È malato di Aids e infetta la compagna: condannato. Quattro anni e mezzo per lesioni gravissime
L’uomo non aveva mai detto alla sua compagna che era malato di Aids, la donna l’ha scoperto troppo tardi
È diventata sieropositiva al virus dell’Hiv senza saperlo, ingannata dall’amore per un uomo. Il suo compagno l’ha infettata consapevolmente, nascondendole di essere malato. Malato di Aids da circa 10 anni.
Quotidiano locale, edizione online, 23 marzo 2014
Nel secondo articolo è scritto in modo scorretto “malato di Aids” al posto di “Hiv positivo”, da quasi 10 anni. Dal testo infatti emerge che l’uomo di cui si parla non si trova nello stadio di Aids conclamato, ma è solo positivo all’Hiv. Sarebbe poi meglio sostituire la frase “infetta la compagna” con “trasmette il virus alla compagna”, per l'accezione allarmistica che viene data al verbo “infettare”.